Lo smart working in Italia dopo la pandemia

Cosa pensano i lavoratori dello smart working

Lo smart working in Italia dopo la pandemia

Uno studio commissionato da Asus Business all’agenzia Astra ricerche, tratteggia gli effetti dello smart working sul contesto post-pandemico e offre uno spunto quasi inedito: per il 70% dei dipendenti svolgere le rispettive professioni da casa coincide con un peggioramento delle proprie condizioni lavorative.

Lo smart working ha costretto milioni di dipendenti italiani a crearsi uno spazio per il lavoro in casa e a dotarsi di tecnologie appropriate, oltre a proiettare nella loro quotidianità la necessità di trovare un nuovo equilibrio tra lavoro e vita privata.

Lo smart working in Italia, tra lavoratori scontenti e altri più soddisfatti

Prima di concentrarci sugli effetti positivi di tutto ciò, è utile partire dagli svantaggi, così come sono stati definiti dalle 805 persone raggiunte dal sondaggio svolto durante il corrente mese di marzo 2024.

I partecipanti allo studio hanno un’età compresa tra i 18 e i 65 anni e lavorano in imprese italiane o internazionali con una sede in Italia.

Per il 69,7% degli intervistati, lo smart working ha causato un deterioramento delle condizioni lavorative e il 47,8% sostiene di avere peggiori rapporti con i colleghi. Disagi che riguardano soprattutto chi lavora nelle pmi e che sono più avvertiti dagli over 45.

Vige, in definitiva, una diffusa insoddisfazione che si manifesta nella convinzione dei lavoratori in smart working di perdere occasioni di carriera e di welfare.

È interessante sapere che la coorte è formata da persone che lavorano soltanto in smart working (6,3%) e da persone che lavorano in remoto per 2 o 3 giorni la settimana (51,2%). Sono proprio queste ultime, in parte almeno, ad avere notato benefici nella gestione del lavoro e della vita privata, e questo non è l’unico indicatore positivo.

Il 79% dei lavoratori è disposto a dedicare più tempo alla propria attività professionale rispetto ai canonici orari di ufficio e, di questi, il 52% riconosce il beneficio dei minori costi e tempi di trasferta casa-azienda e azienda-casa.

C’è quindi una sovrapposizione: alcuni dipendenti in smart working lamentano gli effetti negativi percepiti ma riconoscono anche dei vantaggi.

Ciò che emerge, in ultimo, è che il 45% dei lavoratori in smart working usa tecnologie fornite dall’azienda e che soltanto il 40% di queste ultime ha adottato maggiori misure di sicurezza informatica. Un dato interessante: il 60% dei dipendenti che lavorano da casa paga di tasca propria la connessione a internet e questa, come abbiamo scritto in questa guida, può essere ottimizzata.


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