I migliori whisky del 2024

Confronta i migliori whisky del 2024 e leggi la nostra guida all'acquisto.

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Dati tecnici

Tipologia

Blended scotch whisky

Single malt scotch whisky

Blended whisky

Single malt scotch whisky

Tennessee whiskey

Provenienza

Scozia

Islay, Scozia

Giappone

Islay, Scozia

Stati Uniti

Invecchiamento

18 anni

12 anni

n.d.

10 anni

n.d.

Blended

Cereale principale

Orzo, frumento

100% orzo

Orzo

100% orzo

80% mais

Note

Quercia, albicocche e prugne secche, nocciole, spezie, caramello

Frutta secca, arancia, vaniglia, fumo, salamoia

Frutta rossa, arance, miele

Fumo, torba, limone, pera, mango, sale, iodio, alghe marine

Cioccolato fondente, arancia, cannella, pane tostato, vaniglia, liquirizia

Gradazione

40%

43%

43%

40%

40%

Punti forti

Un blend dei whisky più rari della distilleria

Dal gusto affumicato e marino

Uno dei migliori blended whisky in circolazione

Torbatura intensa ma non aggressiva

Ottimo per i long drink

Produzione limitata

Ideale per approcciarsi ai whisky torbati

Invecchiato in botti di rovere Mizunara

Ottimo rapporto qualità-prezzo

Buon rapporto qualità-prezzo

Lunghissimo invecchiamento

Vincitore di diversi premi

Gusto delicato ed elegante

Molto diffuso

Gusto unico ed incredibilmente bilanciato

Bottiglia molto bella da regalare

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Come scegliere il whisky

Il whisky è uno dei superalcolici più amati dagli appassionati di tutto il mondo: in commercio è possibile trovare tante tipologie diverse, in grado di soddisfare tutte le esigenze. In questa guida all’acquisto osserveremo da vicino il mondo del whisky, analizzando le caratteristiche delle varie tipologie. Nella tabella comparativa invece troverete la nostra selezione dei migliori whisky: abbiamo scelto prodotti “commerciali” ed appartenenti a fasce di prezzo diverse così da fornire un’alternativa alle diverse esigenze dei consumatori.
Se invece siete alla ricerca di una base per i vostri cocktail ma siete indecisi tra i principali distillati disponibili, vi consigliamo di dare un’occhiata alle nostre guide all’acquisto dedicate a gin, vodka e rum.

whisky

Whisky: storia e origini del distillato più amato del mondo

Oggi i brand e gli stabilimenti che producono whisky sono moltissimi e risultano dislocati quasi in tutto il mondo: ma quando e dove nasce questa bevanda?
Per rintracciare le origini di questo distillato dobbiamo tornare molto indietro nel tempo: nonostante non siano presenti documenti che lo testimoniano, secondo la leggenda la distillazione del whisky viene sperimentata per la prima volta da San Patrizio e dai suoi monaci.
Esiste però un’altra versione che fa risalire le origini della distillazione del whisky ad una congrega di monaci scozzesi intorno alla fine del 1400, tesi sostenuta da documenti che attestano la cessione di una partita di malto per la produzione del whisky.
La paternità di questo distillato è quindi combattuta tra Irlanda e Scozia: di fatto questi due paesi sono i maggiori produttori di whisky, anche se le tipologie realizzate sono diverse.
Osserveremo in modo più dettagliato questo aspetto nei prossimi paragrafi.

Come si ottiene il whisky?

Il whisky è un distillato che si ottiene principalmente dall’orzo trasformato in malto (whisky scozzesi, giapponesi e irlandesi) oppure dalla fermentazione di segale o mais (whisky americani). Vediamo brevemente quali sono le fasi della distillazione:

  • Il maltaggio: si tratta della prima fase della distillazione, che prevede l’estrazione del malto dal cereale. Affinché si possa estrarre il malto, il cereale dovrà essere prima immerso in acqua per circa 48 ore, poi dovrà essere fatto germinare ed infine verrà essiccato all’interno di forni ad aria calda. Nella fase dell’essiccazione è possibile aggiungere la torba, carbone che darà alla bevanda un aroma diverso in base alla tipologia di torba, al tempo di esposizione del cereale al fumo e alla quantità di torba;
  • L’infusione del malto: dopo l’essiccazione, il cereale viene macinato e immerso in acqua calda: l’acqua utilizzata per la produzione del whisky dev’essere acqua di sorgente purissima, proprio per questo motivo alcuni paesi (ad esempio il Giappone) per produrre il proprio whisky scelgono di importare anche questo ingrediente. Nei whisky non maltati, come i grain whisky americani ottenuti da una varietà di cereali, i primi due passaggi non sono invece presenti;
  • La fermentazione: il cereale viene filtrato, vengono aggiunti acqua e lieviti ed il tutto viene messo a fermentare in botti di legno o di acciaio per 3-4 giorni. È in questa fase che gli zuccheri si trasformano in anidride carbonica ed alcool;
  • Distillazione: il liquido ottenuto nella fase precedente viene inserito in un apposito macchinario detto distillatore che, tramite il calore, è in grado di separare l’alcool dall’acqua. La distillazione viene realizzata due volte, così da eliminare le sostanze nocive e i residui;
  • Invecchiamento: infine il whisky distillato viene nuovamente diluito con acqua e viene lasciato riposare in botti di varia natura. Il tipo di botte utilizzata, la quantità di botti presenti nella distilleria e la località della distilleria incideranno sull’aroma della bevanda. Il tempo di invecchiamento è molto vario, ma mai inferiore ai 3 anni.

Quali e quanti tipi di whisky ci sono?

Come anticipato nei paragrafi precedenti, in commercio è possibile trovare diverse tipologie di whisky. Le differenze possono essere relative al malto utilizzato o alla tradizione del paese produttore: in entrambi i casi si tratta di differenze significative che incidono su aroma, sapore e colore della bevanda. Vediamo in modo più approfondito una panoramica di tutte le tipologie.

whisky tipologie

Single malt o blended: che differenze ci sono?

Le diciture presenti sulle bottiglie di whisky possono essere facili da interpretare. Vediamo le più comuni:

  • Single malt: con questo termine si identificano whisky ottenuti da una sola distilleria: il termine “single” è riferito quindi alla provenienza del whisky, mentre il termine “malt” indica l’utilizzo di un unico cereale maltato (in Scozia è l’orzo). I migliori whisky scozzesi sono solitamente dei single malt;
  • Blended malt: da non confondersi con i blended whisky, che vedremo successivamente, i blended malt sono realizzati miscelando più whisky single malt, anche provenienti da distillerie diverse. Sotto questo termine rientrano anche i double malt whisky, che sono un blend di due single malt;
  • Blended whisky: precedentemente chiamati anche “vatted malt whisky”, sono circa il 90% dei prodotti presenti sul mercato. Il nome indica che il distillato è prodotto unendo un single malt di qualità e whisky ottenuti da altri cereali o comunque meno pregiati. In questi casi i prodotti possono provenire anche da distillerie diverse;
  • Single barrel: sono i whisky che provengono da una sola botte e sono considerati tra i più pregiati.

Tipi di whisky in base all’origine geografica

Nel paragrafo precedente abbiamo differenziato le tipologie di whisky in base alla loro composizione, creando dei grandi gruppi all’interno dei quali è possibile identificare delle sottotipologie specifiche. Possiamo per comodità associare queste sotto-tipologie al luogo di produzione originario, anche se attualmente la produzione dei vari whisky è diffusa in tutto il mondo.

Scotch whisky

Come è facile intuire, con questo termine si identificano i whisky prodotti in Scozia, anche se attualmente lo scotch viene prodotto anche in Giappone (utilizzando però le tecniche scozzesi). Secondo la norma che regola la denominazione “scotch whisky” (lo Scotch Whisky Act, emanato nel 1988 dal parlamento britannico) tutti i prodotti che acquisiscono la dicitura devono:

  • essere prodotti in una distilleria scozzese;
  • essere a base di acqua, orzo maltato ed eventualmente altri cereali;
  • essere fermentati unicamente con l’aggiunta di lieviti;
  • essere stagionati in botti di rovere per un periodo non inferiore a 3 anni.

Le tipologie di scotch whisky che è possibile trovare in commercio sono diverse: per quanto riguarda gli ingredienti di base troviamo gli scotch di malto e gli scotch di altri cereali, mentre per la miscela troviamo single malt, single barrel, single grain (prodotto da un’unica distilleria ma a base di diversi cereali), blended, double malt o vatted malt.
Esistono poi gli scotch whisky torbati che, a prescindere dalla miscela, si distinguono da quelli non torbati per un particolare aroma che può essere più o meno intenso. Come anticipato nei paragrafi precedenti la torba è un tipo di carbone che viene utilizzato durante la fase di essiccazione dell’orzo per aromatizzare il malto: in base alla quantità ed in base alla durata dell’esposizione la torbatura sarà più o meno forte. Altra differenza tra i vari scotch è la durata dell’invecchiamento, elemento che, insieme alla miscela, influisce in modo maggiore sul prezzo di vendita.

whisky scotch

Infine è necessario segnalare che alcune differenze sono legate anche alla località di produzione, che incidono su gusto e aroma. Le sei regioni dello scotch whisky sono: Highlands, Lowlands, Islands, Speyside, Island e Cambeltown. Nella nostra guida dedicata allo scotch, troverete maggiori informazioni sulle diverse varietà.

Whiskey irlandese

La grafia – e quindi la dicitura – in questo caso è diversa, infatti si parla whiskey irlandesi. Gli ingredienti che compongono i whiskey dell’isola di smeraldo sono gli stessi che abbiamo osservato nei paragrafi precedenti: acqua, malto o altri cereali maltati e non maltati, e lieviti selezionati. La differenza con lo scotch whisky è data dal fatto che in questo caso vengono realizzate tre distillazioni, mentre per il whisky scozzese due.
In base alla composizione anche per i whiskey irlandesi troviamo single malt e blended: i single malt sono comunque più diffusi, poiché fedeli alla ricetta tradizionale.

whisky irlandese

Un’altra caratteristica dell’irish whiskey è che la torba non viene usata per affumicare l’orzo maltato: i forni per l’essiccazione infatti hanno una conformazione diversa che non lascia passare il fumo. Rispetto allo scotch ha un gusto più dolce e morbido, un aroma meno marcato e un colore più scuro, simile a quello del caramello. L’invecchiamento obbligatorio per questi whisky è di 5 anni, ma come per lo scotch anche in questo caso più lungo è l’invecchiamento più pregiato è il whiskey. I whiskey irlandesi sono molto amati anche nel nostro paese: tra i più noti ricordiamo Bushmills, Tullamore e Jameson.

Whiskey americano

Oltre alla diversa dicitura (anche in questo caso whiskey e non whisky), la più importante differenza riguarda la composizione: il whiskey americano infatti non è realizzato solo con orzo maltato ma anche con mais o segale. La motivazione alla base di questa diversità di composizione è che l’orzo all’epoca dei coloni irlandesi e scozzesi non veniva coltivato, ed è stato quindi creato un distillato a base dei cerali diffusi in quel territorio.
Anche tra i whiskey americani troviamo comunque delle differenze, possiamo infatti identificarne tre tipologie principali: il bourbon, il Tennessee e il rye. Prima di scoprire in cosa differiscono queste tre tipologie, segnaliamo che viene fatta anche una seconda distinzione che riguarda la composizione: quella tra straight whiskey e corn whiskey. La prima tipologia è realizzata con i tre cereali visti in precedenza (orzo maltato, mais e segale) bilanciando le quantità ed ha un invecchiamento minimo di 2 anni, mentre il corn whiskey ha una composizione nella quale il mais supera l’80%.

Bourbon

Tra i whiskey americani il bourbon è quello più famoso: solitamente viene realizzato con il 51% di mais; altri ingredienti sono la segale e in alcuni casi piccole quantità di malto.

whisky bourbon

Altre caratteristiche necessarie ad ottenere questa dicitura sono: l’invecchiamento in botti di quercia americana carbonizzata e la distillazione che dev’essere realizzata negli Stati Uniti.
Il gusto del bourbon è molto diverso rispetto a quello dei whisky europei: si tratta infatti di un distillato molto più aromatico e speziato, con una consistenza più corposa ed un retrogusto affumicato. Molto apprezzati tra questi il Bulleit e il Wild Turkey.

Rye

Il rye, a differenza del bourbon, ha una composizione maggiore di segale (51%), che lo rende meno speziato, più pungente, più amaro e meno corposo. Anche questa varietà dev’essere realizzata sul suolo statunitense ed invecchiata in botti di quercia americana carbonizzata. I più famosi rye americani sono il Johnnie Walker e il Jim Beam.

whisky rye

Tennessee whiskey

Rispetto alla composizione è simile al bourbon: la differenza che rende unico il whiskey prodotto in questa zona è che la filtrazione finale del distillato viene realizzata in carboni di acero. Ciò lo rende particolarmente aromatico, più affumicato ma meno corposo rispetto allo straight bourbon tradizionale. Il più famoso whiskey di questo gruppo è senza dubbio il Jack Daniel’s.

whisky tennessee

Whisky giapponese

Nell’ultimo secolo anche in Giappone si è diffusa un’importante tradizione di distillazione, confermata dal fatto che attualmente tra i migliori whisky del mondo sono annoverati diversi prodotti realizzati in questo paese.
Le regole seguite nelle fasi della distillazione e nella scelta degli ingredienti utilizzati sono le stesse di quelle che regolano la produzione scozzese: la differenza è che in Giappone vengono prodotti blended, che però contengono malto proveniente dalla stessa distilleria.
Anche per i whisky giapponesi vale la regola che maggiore è il tempo di invecchiamento, più pregiata è la bottiglia. I whisky giapponesi più famosi sono il Nikka e l’Hibiki nelle loro diverse versioni.

whisky giapponese

Domande e risposte su Whisky

  1. Risposta di claudio cirilli | 09.06.2019 09:15

    ED IL JAMESON IRLANDESE CHE A ME PIACE TANTO?